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CANOA E SPORT D’ACQUA: MOTO ONDOSO FRENA LA NASCITA DI CAMPIONI VENEZIANI

Convegno per il decennale di Venice Canoe & Dragon Boat: proposte al problema del traffico nelle acque lagunari e responsabilità di chi provoca e chi deve “saper gestire” il moto ondoso

Venezia, 14 ottobre 2013 – Cresce a Venezia il numero di appassionati che praticano canoa e sport d’acqua, su tutti il dragon boat, ma risultati agonistici degni di nota da parte di atleti veneziani sono ormai un lontano ricordo. Colpa anche della mancanza di adeguati campi di gara e del crescente moto ondoso che tiene in ostaggio gli atleti della pagaia. Il quadro è emerso durante il convegno “Canoa e sport d’acqua: sopravvivere al moto ondoso”, organizzato domenica 13 ottobre dalla Venice Canoe & Dragon Boat A.S.D., in collaborazione con la FICK (Federazione Italiana Canoa Kayak), per il decennale dell’associazione lagunare. Dopo i saluti del presidente Angelo Andreatta, l’incontro si è sviluppato sulle relazioni di Andrea Bedin, docente sportivo e presidente del Comitato regionale Veneto FICK, dal titolo “Azioni positive per superare il moto ondoso e praticare la canoa e gli sport nautici”, e di Umberto Pauro, avvocato e presidente Commissione di Appello FICK, “Canoa e sport nautici: le responsabilità penali connesse alla navigazione e al moto ondoso”. Presente all’incontro anche Renzo De Antonia, delegato provinciale del Coni Venezia.

Il convegno, tenutosi al centro sportivo “Costantino Reyer” di Venezia – sede di Venice Canoe & Dragon Boat –, è stato un approfondimento ed aggiornamento della prima edizione, datata 15 marzo 2008, che aveva lanciato due temi: realizzazione di un campo di allenamento e gara e problema del moto ondoso. A cinque anni distanza la situazione è peggiorata. Oltre alla cronica mancanza di uno spazio acqueo “piatto”, in laguna il moto ondoso si è intensificato per il maggior numero di linee pubbliche e private; l’incremento del trasporto merci; l’aumento del traffico di taxi e natanti privati. Il tutto in un contesto di mancata o scarsa concertazione tra autorità preposte alla gestione del traffico acqueo: Comune e Provincia di Venezia, Magistrato alle Acque.

Dal 2008 ad oggi la FICK ha registrato un aumento di tesserati nelle associazioni a Venezia (da 405 nel 2008 a 501 nel 2013), in particolare per le attività di dragon boat. In laguna, la Venice Canoe & Dragon Boat ha visto passare gli scafi da 11 a 25 con un numero di appassionati cresciuto dagli 84 nel 2008 (34 gli agonisti, 50 amatori) ai 165 del 2013 (40 gli agonisti, 125 amatori). In dieci anni, le presenze in barca sono state circa 30mila. Ma ai numeri in crescita non corrispondono altrettanti risultati agonistici.

«Ormai sono un lontano ricordo le vittorie dell'olimpionico Daniele Scarpa o di Mattia Colombi e Nicola Dall'Acqua, nel 2007 laureatisi campioni mondiali juniores – sottolinea il presidente FICK Veneto Andrea Bedin – . La laguna è sempre meno un luogo dove ci si può allenare con imbarcazioni di alto livello della canoa velocità. A mancare non sono i numeri, anzi le associazioni veneziane sono tra le prime in Italia per tesserati amatori. Piuttosto una politica contro il moto ondoso davanti alle sedi dei club nautici e un campo di allenamento e regata».

Il moto ondoso è un dato di fatto e chi scende in acqua deve quindi sapersi adattare. Per questo motivo l’incontro ha voluto anche proporre soluzioni per superare il problema: misure di sicurezza (utilizzo giubbetto salvagente; presenza di uno scafo di salvataggio; verifica costante dello stato dell’acqua e condizioni atmosferiche); uso di scafi più adatti al moto ondoso come quelli del dragon boat; sensibilizzazione dell’opinione pubblica ed amministrazioni locali mettendo al centro la sicurezza del cittadino e l’investimento per specifici campi di gara sul modello dell’Idroscalo di Milano; organizzazione di eventi nazionali ed internazionali che comportano limiti al traffico acqueo e una maggiore pratica dell’attività da parte degli atleti locali.

Il convegno ha poi affrontato i risvolti giuridici del moto ondoso analizzando le responsabilità di chi lo provoca ma anche di chi, subendolo, è chiamato a “saperlo gestire”.

«Nel nostro ordinamento, secondo l’articolo 1231 del codice della navigazione, non è penalmente rilevante il moto ondoso di per sé, ma lo diventa quando questo rende insicura la navigazione di imbarcazioni a vela, a motore o a remi» spiega l’avvocato Umberto Pauro, che ha anche sottolineato le responsabilità che, a loro volta, attengono ai canoisti. «Il moto ondoso crea una situazione particolare che implica l’adozione di misure di prevenzione per scongiurare o diminuire i rischi da parte di chi ha una responsabilità come organizzatore o istruttore. Entrambi devono saper valutare l’opportunità di sospendere un’uscita, saper quali indicazioni fornire in caso di un possibile ribaltamento dell’imbarcazione non potendo, per esempio, ignorare il rischio del passaggio di una grande nave». 

Nell’occasione del decennale, Venice Canoe & Dragon Boat ha allestito una mostra fotografica dedicata al moto ondoso e consegnato tre premi ai soci Michele Fantin, storico capovoga degli equipaggi Campioni d’Italia e Campioni Mondiali Universitari; Paolo Visentin, punto di forza del sodalizio per l’opera prestata nell’organizzazione degli eventi; Umberto Pauro, presidente della Commissione di Appello Federcanoa per la competenza e il lustro fornito al sodalizio.

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